7 Cose da vedere a Paestum
7 Cose da vedere a Paestum
7 Cose da vedere a Paestum
Situata all’interno del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, l’area archeologica di Paestum si distingue per la bellezza e l’integrità dei suoi bellissimi templi dorici, che hanno contribuito a classificare il sito come patrimonio Unesco. Fu fondata da coloni provenienti da Sibari nel VII secolo a.C., fu conquistata dai lucani e poi dai romani, che ne fecero un importante centro che cominciò a decadere soltanto dopo la caduta dell’Impero romano, quando il sito venne abbandonato a causa di un impaludamento che provocò la diffusione della malaria e l’insabbiamento del porto. Bisognerà aspettare ben molti secoli prima che si riportasse alla luce la gloria di quel passato, nell’epoca del gran tour e delle grandi scoperte archeologiche che interessarono l’Italia e l’Europa del Settecento.
Il tempio di Nettuno
Il Tempio di Nettuno
Il tempio di Nettuno a Paestum è uno dei templi dorici più belli e meglio conservati al mondo. Fu attribuito erroneamente a Nettuno, dagli eruditi del Settecento, che associarono l’edificio più grande ed imponente della città alla sua divinità protettrice. Sebbene ne conservi ancora il nome, il tempio è in realtà uno spazio sacro dedicato ad Era, moglie di Zeus e dea del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto. Di tipo periptero, presenta 14 colonne sui lati lunghi e 6 sulla facciata. Le colonne, scanalate e rastremate, poggiano su una grande scalinata in travertino che sopraeleva l’edificio rendendolo decisamente imponente dinanzi ai nostri occhi. Nella parte superiore è poggiato l’architrave e, ancora più in alto, la trabeazione ed il frontone. All’interno, un alto gradino sopraeleva il naos, la cella sacra dove veniva custodito il simulacro divino, il cui accesso era consentito soltanto ai sacerdoti. All’esterno del tempio sono stati rinvenuti i resti di alcuni altari e di un piccolo tempietto, dove generalmente si tenevano rituali cerimoniali in onore della divinità. La datazione del tempio di Nettuno si aggira intorno alla metà del V secolo, negli stessi anni in cui viene costruito il grande tempio di Zeus ad Olimpia e rispecchia chiaramente un’evoluzione stilistica rispetto agli altri due importanti edifici che ritroviamo nell’antica città.
La tomba del tuffatore
La Tomba del Tuffatore
La tomba del tuffatore è il manufatto più importante custodito nel Museo archeologico di Paestum. Realizzata intorno al 470 a.C., rappresenta una vera e propria unicità nell’ambito delle pitture funerarie di stampo greco. Di altissima fattura, presenta una scena narrativa molto complessa lungo tutti i lati interni della cassa. All’interno di essa, infatti, le pitture illustrano un simposio funebre, che rievocano una cornice conviviale, così come viene espresso nelle tipiche iconografie che si ritrovano nelle ceramiche attiche a figure rosse. Vi sono alcuni uomini distesi sulle kinai (tipici letti triclinari) intenti a bere vino, suonare l’aulos o la lyra e conversare tra di loro. La narrazione è seguita dal leggendario “tuffo” che il defunto intraprende per raggiungere l’oltretomba. La scena è dipinta sulla lastra di copertura della tomba, mostrando un giovane uomo che esprime in modo simbolico il passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti. La tomba del tuffatore fu scoperta dall’archeologo Mario Napoli nel 1968, a pochissimi km da Paestum, in una piccola necropoli del V secolo a.C., in località Tempa del Prete.
La basilica
La Basilica
La basilica è il più antico dei tre templi di Paestum. Dalle forme arcaiche, fu erroneamente scambiato per una Basilica, nell’epoca del Grand Tour, per l’assenza della parte superiore e la forte verosimiglianza verso tali edifici porticati di epoca greco romana. Anticamente le Basiliche non erano edifici religiosi, bensì dei tribunali o edificii pubblici legati alle transazioni commerciali ed agli affari pubblici in genere. Tale tesi fu smentita dalle successive e più recenti indagini, che hanno definitivamente permesso di collocare il tempio intorno al 550 a.C., ovvero quasi un secolo prima del più ben noto tempio di Nettuno. Come per quest’ultimo, anche la cosiddetta Basilica doveva essere costruita in onore della dea Era, come testimoniato dai numerosi reperti votivi rinvenuti nei pressi della struttura. Con molta probabilità all’interno del naos veniva celebrato un culto doppio, probabilmente per Era e Zeus, così come testimoniano le file di colonne che separano nettamente la cella sacra in due spazi uguali. Sfortunatamente l’intera parte superiore dell’edificio è andata perduta, ma secondo alcune ricostruzioni, essa doveva presentare decorazioni dipinte con finte grondaie a testa leonina ed antefisse a forma di palmetta.
Il tempio di Cerere
Il tempio di Cerere di Paestum
Il tempio di Cerere di Paestum si trova nei pressi dell’antica via sacra, nell’area settentrionale della città. Rispettando l’ordine cronologico fu il secondo dei tre templi, costruito intorno al 500 a.C. È di tipo periptero (6 colonne sui lati brevi e 13 sui lati lunghi) e conserva ancora tutte le colonne originali. Anche in questo caso ci troviamo dinanzi ad un erronea classificazione, poiché la divinità a cui esso era dedicato era Atena e non Cerere, dea del raccolto. Generalmente tutti gli edifici che erano collocati nei pressi delle antiche porte cittadine venivano costruiti in onore della divinità che doveva proteggere i raccolti e le coltivazioni. Questo non è il caso di Paestum, poiché il ritrovamento di numerose statuine votive di Atena nell’area circostante lascia attribuire con una certa sicurezza la dedicazione alla dea della sapienza e delle arti. Il tempio sorge su una piccola altura, che in epoca tardo antica fu salvaguardata dall’impaludamento della città, che permise alla comunità cristiana dell’VIII secolo di trasformarlo in una chiesa, murando le colonne ed abbattendo le pareti della cella. Questi interventi edilizi vennero demoliti durante un restauro avvenuto negli anni quaranta del Novecento, che ripristinarono le forme originarie dell’antico tempio greco.
La cinta muraria
La Cinta Muraria
Di tutte le città della Magna Grecia, Paestum è l’unica a conservare integralmente la sua cinta muraria. Si sviluppa lungo un perimetro di circa 5 km e mezzo e mostra perfettamente il solido sistema difensivo che avevano le antiche città greche, rinforzato da ben 28 torri di avvistamento di forma quadrangolare. Il tracciato murario è costituito da un solido travertino locale, con un’altezza che doveva raggiungere addirittura i 7 metri, rendendo praticamente inespugnabile la città. In corrispondenza dei quattro punti cardinali, si dislocavano le quattro grandi porte della città : Porta Aurea, Porta Sirena, Porta Giustizia ed, infine Porta Marina a sud, l’accesso principale verso la spiaggia. , Le mura furono ristrutturate e modificate in epoca lucana e romana e costituiscono un vero e proprio monumento, osservabile già durante il percorso che conduce all’ingresso dell’area archeologica.
L'anfiteatro
L'Anfiteatro
Visibile solo in parte, poiché sepolto dalla costruzione della strada moderna, l’anfiteatro di Paestum conserva oggi soltanto pochi gradini dell’Ima Cavea, la parte inferiore della struttura destinata ad accogliere il pubblico che si prendeva posto per assistere ai famosi spettacoli dei gladiatori. All’anfiteatro si accede da quella che era l’antica porta triumphalis, preceduta da un ambulacro circolare costituito da arcate poggiate su alcuni pilastri in laterizio, al di sopra delle quali venne posizionato il compimento della cavea. La costruzione dell’edificio risale al I secolo a.C. e fu rimaneggiata durante la prima età imperiale per aumentarne la capienza. Privo di spazi sotterranei, presenta una galleria laterale che doveva prolungarsi fino alla porta Libitina, divinità responsabile per i culti dei defunti. La porta era, infatti, quella attraverso la quale venivano condotti fuori dall’arena i gladiatori morti durante i giochi.
Il museo archeologico
Il Museo Archeologico
Nell’antichità, Paestum era molto più vicina al mare di quanto non lo sia ora ed il fiume che vi scorreva la rese insalubre, contribuendo all’abbandono della città. Nel museo ti verrà spiegato tutto, a partire dalla riscoperta settecentesca, con le splendide rappresentazioni che ne fece Piranesi (si, lo stesso della villa del priorato di Malta).
Anche se non c’erano decorazioni scultoree, né nei timpani né nelle metope, non devi pensare che i templi di Paestum fossero spogli così come li vediamo noi oggi. Erano infatti ricoperti da uno stucco bianco e colorato.
Se fai attenzione potrai notare infatti le tracce della colorazione rossa e blu e forse vi erano anche motivi vegetali ad arricchire gli spazi vuoti. Anche le statue erano completamente colorate tanto da dover sembrare vere.