15 cose da vedere a Napoli

Napoli, la capitale del Sud Italia, è una città dai mille volti e dalle mille contraddizioni. dal passato grandioso che l'ha riempita di opere d'arte, centri culturali e tanto altro. Se vi trovate per la prima volta a Napoli qui troverete le 15 cose da vedere a Napoli assolutamente, ma siamo sicuri che dopo questo primo viaggio tornerete nella città partenopea con ancora più voglia di conoscerla!

Il museo archeologico

 museo archeologico nazionale di napoli

Il Museo Archeologico di Napoli rientra nella top ten dei musei più importanti al mondo. Al suo interno ospita due importanti collezioni, la prima è la celebre collezione Farnese ,collezione composta per la maggior parte da statue di epoca greco-romana, che occupa un'intera ala del pian terreno del museo. La collezione, inizata già nel Rinascimento da papa Paolo III Farnese, fu ampliata nel corso dei secoli e finalmente ereditata da Carlo III di Borbone, da parte di sua madre Elisabetta Farnese. Al secondo piano è esposta la più grande raccolta archeologica del tempo, composta dagli innumerevoli reperti provenienti dalle antiche città Vesuviane sepolte dalla famosa eruzione del 79 d.C. La collezione , iniziata da Carlo poco dopo i primi rinvenimenti archeologici, venne arricchita di volta in volta dalle clamorose scoperte dei siti di Pompei, Ercolano e Stabia. Tra le varie opere conservate vale la pena ricordare il celebre mosaico di Alessandro Magno, la statua del Fauno ed altri meravigliosi capolavori provenienti dalla ricche domus di Pompei ed Ercolano. Una sala a parte è destinata ad accogliere le statue e gli oggetti rinvenuti nella celebre villa dei Papiri ad Ercolano, scoperta nel 1754 ed oggi ancora quasi del tutto interrata. Tra le varie stanze del museo è celebre il cosiddetto "gabinetto segreto", sezione apposita nata in epoca borbonica e dedicata a tutti quei rinvenimenti di soggetto erotico che man mano venivano alla luce negli scavi. Altre ale del museo sono dedicate alle epigrafi, alla numismatica, al patrimonio magno-greco delle prime colonizzazioni campane e finanche una bella ed interessante sezione egizia, frutto del collezionismo di nobili e privati al tempo delle scoperte napoleoniche del XIX secolo.

Maschio angioino

Maschio Angioino-Apollo Guide

Il Maschio Angioino è forse il castello più noto della città di Napoli. Ne rappresenta il suo simbolo, con le sue grandi torri cilindriche e l’arco trionfale al suo ingresso. Conosciuto anche come “Castel nuovo “, andò a sostituire le fortificazioni precedenti durante il regno di Carlo I d’Angió, nella seconda metà del Duecento. Il castello divenne ben presto un importantissimo centro artistico e culturale , meta di grandi artisti e letterati come Petrarca , Boccaccio e Giotto, che aveva realizzato alcuni affreschi all’interno della cappella palatina. A seguito della conquista spagnola degli Aragonesi, il complesso fu rinnovato e trasformato, assumendo l’ aspetto di un palazzo residenziale oltre che di una fortezza. Il colossale arco trionfale segna l’accesso al castello ed i suoi rilievi scultorei costituiscono uno degli esempi più alti di arte rinascimentale in Italia meridionale. Fu costruito per celebrare la vittoria di Alfonso I d’Aragona ed il suo ingresso a Napoli, avvenuto nel 1442. All’interno dell’edificio si erge la maestosa Sala dei Baroni, sede della famosa congiura perpetrata da Ferrante D’Aragona nei confronti di alcuni baroni del regno, che stavano complottando contro di lui. Attualmente il castello ospita il museo civico della città . Da non perdere una visita ai sotterranei, di recente oggetto di una sorprendente scoperta . All’interno di essi è stato , infatti, stato ritrovato un tesoro dal valore inestimabile, costituito da circa 400 dipinti e sculture, oltre a numerosi arredi. Questo immenso patrimonio fu probabilmente trasportato all’interno del castello per tutelarlo dai danni e dagli eventuali tentativi di furto, a seguito del sisma del 1980.

Museo di Capodimonte

 museo e real bosco di capodimonte

Il museo nasce all'interno del prestigioso palazzo borbonico, eretto per volere di Carlo III di Borbone sulla verde collina di Capodimonte, un vero e proprio polmone verde a ridosso della città. Il progetto del palazzo, originariamente concepito come residenza reale di caccia, fu successivamente modificato. Il sovrano , infatti, volle trasformarlo in un museo dove avrebbero dovuto essere ospitate le preziose collezioni di quadri, le sculture e i manufatti di arte applicata ereditati da sua madre Elisabetta Farnese. Senza alcun dubbio le collezioni esposte a Capodimonte sono da considerare tra le più importanti gallerie d’arte d’Italia, poiché al suo interno sono custoditi capolavori di celebri artisti del calibro di Simone Martini, Masaccio,Tiziano, Mantegna , Guido Reni e tanti altri. Al nucleo iniziale farnesiano si aggiunsero anche le opere dei maestri napoletani, con un arco temporale che spazia dal Duecento al Settecento. Simone Martini, Colantonio, Caravaggio, Ribera, Giordano sono solo alcuni dei principali artisti che hanno contribuito a rendere Napoli meravigliosa sotto il profilo culturale ed artistico.
Quando si pensa alla Reggia di Capodimonte, non si può non accennare alla meravigliosa porcellana che ha reso famoso questo luogo . La real fabbrica di porcellane , infatti, nasce qui per volere di Carlo con l' intento di voler realizzare un prodotto artistico più raffinato rispetto a quello della fabbrica tedesca di Meissen, che egli aveva avuto modo di conoscere attraverso le nozze con la regina Maria Amalia, originaria della Sassonia. Gli artigiani, i decoratori ed i chimici più esperti vennero convocati per creare manufatti di pregio, utilizzando principalmente un'argilla morbidissima e priva di feldspati, provenienti dalle cave calabresi, che donavano ai manufatti un colore latteo ed una plasticità senza pari, ideale per la creazione di statuine, miniature e prodotti decorati a punta di pennello. Celebre è, per l'appunto, lo splendido ed unico salottino di porcellana, originariamente concepito per la residenza di Portici e trasferito successivamente a Capodimonte. Si tratta di una vera e propria stanza decorata interamente con porcellana, su tema giapponese ed orientale, di gran moda a quel tempo tra le varie corti europee.
Il museo è oggi frequentato da moltissimi visitatori, grazie anche alle innumerevoli mostre che permettono alla collezione di arricchirsi ogni volta, attraverso prestiti, donazioni e pezzi di deposito, che rendono sempre viva ed interessante la visita e la fruizione, regalando approfondimenti e spunti di riflessione sulla storia dell'arte napoletana, italiana ed europea del passato e del presente.

Certosa di San Martino

certosa e museo di san martino
Sulla collina del Vomero, dove si può godere di una delle vedute più emozionanti del Golfo di Napoli, sorge la Certosa di San Martino. La costruzione del monastero venne avviata nel 1325 da Carlo I duca di Calabria, figlio del re Roberto D’Angió. Alla realizzazione del complesso contribuirono alcuni dei migliori architetti ed artisti di quel tempo, come Tino da Camaino e Francesco Di Vito. Drastici cambiamenti vennero apportati nel Cinquecento e, soprattutto, nel Seicento, con il contributo del celebre Cosimo Fanzago , principale responsabile di tutte le trasformazioni barocche del sito. I padri certosini, molto vicini ai sovrani angioini, erano monaci che vivevano prettamente in clausura, dedicando il loro tempo alle attività di preghiera, meditazione e lavoro manuale. Nel giardino della Certosa era presente un grande orto per la coltivazione dei semplici, alberi da frutto ed un vigneto per la produzione vinaria. 
Dal 1866, all’indomani dell’unità d’Italia, la Certosa venne trasformata in museo nazionale, onde evitare che il complesso venisse abbandonato e lasciato al degrado, a seguito della soppressione dell’ordine certosino. A partire da quel momento, gli antichi ambienti del monastero furono destinati a raccogliere tutte le  testimonianze della vita del Regno di Napoli, spaziando le varie collezioni che si distribuiscono nei chiostri, nelle antiche cucine ed in alcune sale riadattate alla nuova esposizione museale. Da non perdere una sosta presso il belvedere del Priore, dove si gode di una sorprendente vista del Vesuvio e del golfo di Napoli. 

Cappella Sansevero

 cappella di san severo
Poco distante da Piazza San Domenico, nel cuore di Spaccanapoli, sorge una misteriosa e strana cappella gentilizia : si tratta della cappella Sansevero, appartenuta alla famiglia Di Sangro, di cui si ricorda principalmente la figura di Raimondo, quarto principe di Sansevero. Personalità alquanto complessa e misteriosa, Raimondo era un alchimista, massone, inventore e conoscitore di lingue arcaiche, come il sanscrito, il greco antico e l'aramaico. A lui si deve la realizzazione di questa sorprendente cappella, in cui sono ospitate le singolari  statue che impersonificano alcuni membri della nobile famiglia. Al centro della navata, come protagonista indiscusso della scena, si impone prepotentemente quello che è considerato vero e proprio gioiello del complesso: il Cristo Velato, opera dello scultore Giuseppe Sammartino realizzata nel 1753. Un vero e proprio capolavoro che descrive in un unico blocco di marmo il pathos espresso nel corpo nudo e martoriato del Cristo. La sua figura è avvolta in un sudario drappeggiato, che aderisce perfettamente alle forme del suo corpo, lasciando intravedere i segni del martirio. Se oggi il Cristo rappresenta una delle immagini simbolo di Napoli nel mondo, anche nel Settecento la sua visione non doveva lasciare indifferente; il grande scultore Antonio Canova confessò addirittura di voler dar via dieci anni della propria vita per riuscire a realizzare un'opera così perfetta !
La resa del velo-sudario è talmente verosimile che molte sono state le leggende e le ipotesi nate intorno a questa scultura, così come alla misteriosa figura di Raimondo. C'è chi ha ipotizzato che fosse stato lui stesso a creare una calcificazione di un tessuto in cristalli di marmo, una sorta di "marmorizzazione" di un drappo di stoffa avvenuta attraverso un processo alchemico. Si narra anche che il principe avesse addirittura accecato lo scultore subito dopo aver ultimato l'opera, in modo tale da non poterla duplicare, ottenendone così l'esclusiva e l'unicità di un manufatto così bello e prezioso. Che siano leggende o verità non ci è dato saperlo. La nostra consapevolezza è che il Cristo velato occupa uno spazio insostituibile nelle meraviglie che la città di Napoli regala al suo popolo ed ai suoi visitatori.

La Cattedrale di Napoli

Il primo complesso su cui oggi sorge l'attuale Cattedrale di Napoli risale al IV secolo d.C, con la fondazione di Santa Restituta. La chiesa fu, successivamente, inglobata in un edificio molto più grande durante la dominazione angioina di Napoli, iniziata alla fine del Duecento, sotto il regno di Carlo I D'Angiò. Il Duomo di Napoli è dedicato all'Assunta ed è un vero e proprio scrigno di tesori artistici, raccolti principalmente all'interno della grandiosa Cappella del tesoro di San Gennaro. Lungo la navata destra della chiesa sorge questa magnifica struttura, voluta dai napoletani stessi come ringraziamento al loro patrono, dopo la fine di una violenta epidemia di pesta avvenuta nel Cinquecento. L'interno è riccamente affrescato e decorato con scene che ricordano alcuni momenti del martirio di Gennaro, contornati dai vari busti in argento dei tanti copatroni della città. A coronamento vi è la superba cupola barocca a doppia calotta del pittore Giovanni Lanfranco, che mostra il paradiso.  La fondazione della cappella, così come la sua gestione, è legata alla cosiddetta "deputazione" , un organo laico che impersonifica il popolo napoletano che ne è custode e garante e lo conserva intatto da secoli. E' proprio all'interno di questo luogo che tre volte l'anno si verifica il mitico prodigio dello scioglimento del sangue. Dietro l'altare principale sono custodite le celebri ampolline che conservano il sangue del santo. La sua liquefazione è segno di buon auspicio per la città ed il processo che comporta tale fenomeno è sempre seguito con tanta attesa e trepidazione da tutti i devoti. Un rituale che oscilla tra sacro e profano, tra folklore, magia e fede, elementi che sono ormai radicati nell'animo partenopeo. 

Il chiostro maiolicato di Santa Chiara

Chiostro di Santa Chiara
Nel cuore del centro storico di Napoli sorge un piccolo angolo di paradiso, il chiostro maiolicato delle clarisse, facente parte del complesso monastico di Santa Chiara. Di fondazione trecentesca, il monastero era parte di una vera e propria cittadella religiosa, concepita da Roberto d'Angiò e sua moglie Sancia, a cui era collegata l'omonima chiesa ed il monastero dei frati minori. La sezione riservata alle clarisse fu, nel corso dei secoli, restaurata ed ampliata, fino al totale rinnovamento avvenuto nel 1737, quando la Badessa Ippolita Carmignano decise di attuare un vero e proprio stravolgimento stilistico ed architettonico. Furono chiamati i più grandi artisti del tempo, iniziando dal celebre architetto Domenico Antonio Vaccaro, che concepì una suddivisione dello spazio centrale in quattro settori. Vennero aggiunti due bracci laterali porticati con pilastri ottagonali, interamente rivestiti di maioliche, così come per le sedute che si collocano lungo il portico del giardino claustrale. Furono Giuseppe e Donato Massa, mastri "riggiolari", ad arricchire con centinaia di scene a sfondo laico, tutte diverse l'una dall'altra, utilizzando prevalentemente colori dai toni caldi e mediterranei quali il giallo, il verde ed il blu. Scene di caccia, di pesca, danze popolari e processioni religiose animano le scene aprendo una finestra di un mondo inaccessibile, quale era quello per le clarisse, che vivevano prettamente in clausura.
Ad oggi il Chiostro è visitabile e nelle belle giornate di sole è possibile rilassarsi e passeggiare in tranquillità, deliziandosi alla vista variopinta delle scenette che ci raccontano, come un'istantanea, la vita agreste e rurale di paesaggi d'altri tempi.

Spaccanapoli

città di napoli
Spaccanapoli è una delle strade più famose di Napoli. Antico decumano maximo della Neapolis romana, è lunga all'incirca un kilometro e suddivide in due la città, creando una profonda fenditura che è chiaramente visibile dalle parti collinari della metropoli, in particolar modo dal quartiere Vomero. Lungo questa strada, su cui si dipanano vicoli, viuzze e stradine parallele, vi è una fitta presenza di chiese, monasteri e palazzi nobiliari. Fin dal periodo medioevale, infatti, questa grande arteria ha rappresentato il fulcro principale della vita cittadina, sui quali vennero eretti un gran numero di edifici legati alla spiritualità e alla vita privata dei grandi nobili napoletani, che scelsero questo luogo come base delle loro residenze urbane. E' da annoverare il bellissimo Palazzo Filomarino, così come il Palazzo Carafa e quello appartenuto ai Di Sangro Casacalenda. Tra le chiese più importanti, invece, è d'uopo ricordare la Chiesa di Sant'Angelo a Nilo, che conserva il monumento sepolcrale Brancaccio realizzato da Donatello; le Chiese di San Domenico Maggiore, Santa Chiara e del Gesù nell'omonima piazza.
Passeggiare lungo spaccanapoli significa anche incontrare l'essenza napoletana, tra un babà, una pizza e un buon caffè, che fanno solo da contorno alla confusione, al vociare e alla vitalità espressa dai suoi abitanti, che si integrano perfettamente sulla scena, proprio come degli attori in una tipica sceneggiata teatrale.

San Gregorio Armeno

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L'attribuzione di tale nome a questa stradina trae origine dalla presenza della Chiesa di San Gregorio Armeno, fondata nell'VIII secolo da un piccolo gruppo di monache basiliane che, in fuga da Costantinopoli, si sarebbero stabilite a Napoli dopo la morte di Santa Patrizia, trasportando durante il viaggio le reliquie del patriarca d'Armenia San Gregorio. 
Sicuramente un unicum nel suo genere, via San Gregorio Armeno è  da sempre conosciuta come la strada dei presepi, celebre per le sue botteghe d'artigianato. La strada collega via dei Tribunali con spaccanapoli ed è animata da pastori, figure e manufatti che riflettono una  tradizione tramandata di generazione in generazione. Gli artisti che le creano sono perfettamente capaci di rimanere al passo con i tempi, quindi non a caso vi troverete dinanzi figure di pastori nelle vesti di personaggi dello spettacolo, politici e calciatori dei nostri tempi e di quelli recentemente trascorsi, così come avviene anche con la realizzazione del presepio napoletano, dove ci si imbatte spesso in caratteristiche figure, luoghi e rappresentazioni che dipingono la Napoli del 1700, secolo in cui quest'arte arriva al suo apice. 
La tipica stradina è sempre frequentata da turisti che provengono da varie parti del mondo, tutto l'anno. Rimane d'obbligo una tappa presso una delle tante botteghe, almeno per comprare un cornetto portafortuna e regalarlo alla persona a cui vogliamo augurare tanta fortuna e prosperità. 

Napoli sotterranea

napoli Sotterranea-Apollo guide
Come tutti sanno, Napoli è una città divisa in due. Presenta un "sopra" ed un "sotto". Scendendo in profondità, a qualche metro dal livello del suolo, si penetra in un mondo oscuro e misterioso, dalle pareti di tufo e dai cunicoli impenetrabili, che attraversano in parallelo la Napoli rumorosa, caotica e vivace a cui siamo abituati. In questo antro tenebroso circolano voci e leggende che narrano dello spiritello dispettoso chiamato "Monaciello", delle performance teatrali dell'imperatore Nerone e degli attimi interminabili che si trascorrevano in quei rifugi antibomba creati appositamente durante il secondo conflitto mondiale. Ecco che la visita di Napoli non può che completarsi attraverso la sua storia millenaria, che nasce già nel suo "ventre", proprio come lo definiva Matilde Serao. I più temerari non potranno perdersi quest'affascinante mondo sotterraneo, attraverso un'interessante visita guidata che ripercorre la storia millenaria della città attraverso questi enormi spazi scavati già a partire dal periodo greco, creati appositamente come gallerie, cisterne e cave di estrazione tufacea e successivamente riutilizzati per svariate funzioni, nel corso dei vari secoli.
Tanti sono i punti di accesso per cominciare la visita, gestita ed organizzata da una storica associazione. Uno dei principali accessi è dalla famosa Piazza San Gaetano, localizzata nel cuore di via dei Tribunali, in pieno centro storico cittadino. 

Ospedale delle bambole

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L'Ospedale delle bambole è un museo di Napoli, sito nella centralissima Spaccanapoli , fondato solo nel 2017 , ma da una storia ben più lunga. La sua origine risale, infatti, al lontano 1895. A quel tempo sorgeva un piccolo laboratorio preposto alla riparazione e alla creazione di scenografie ma, soprattutto, di pupi teatrali. Con il Passare del tempo molte persone iniziarono a portare le bambole dei loro figli e nipoti per chiedere di poter usufruire di una riparazione e non essere costretti a gettar via il giocattolo tanto agognato dei loro bambini. Fu così che ben presto, all’interno del laboratorio, incominciarono ad ammassarsi centinaia di pezzi di bambole, pelouche e accessori, che formavano delle vere proprie montagne, al punto tale che una signora, passando di lì, esclamò la frase che poi divenne celebre: “questo sembra proprio un ospedale!” Ecco che da piccola officina di restauro, la bottega incomincia diventare un vero e proprio ospedale, punto di riferimento per la riparazione delle bambole. L'antico laboratorio si è trasformato, di recente, in un vero e proprio museo, dove poter narrare, attraverso percorsi multimediali fatti di immagini, suoni e voci, l'origine delle esperienze di “accumulo” del passato.

Il cimitero delle fontanelle

Cimitero delle Fontanelle

Il cimitero delle fontanelle sorge in una grande galleria tufacea situata nella zona tra Capodimonte e Materdei. Lungo le pareti del vallone del rione Sanità si è sempre scavato. Già in epoca greca sorgevano le grandi cave dove estrarre il tufo utilizzato per la costruzione degli edifici della città. Queste zone vennero sfruttate anche per costruire cimiteri, catacombe, sino ad arrivare agli ossari dell’Ottocento legati alle grandi epidemie di colera che si diffusero a Napoli in quel periodo. Una di queste antiche  cave venne  utilizzata, quindi, come cimitero per i poveri e divenne ossario per tutte quelle anime chiamate "pezzentelle", poiché impossibilitate ad avere una degna sepoltura. È proprio in questa cava affollata di resti umani che nasce e si diffonde un vero e proprio culto per i morti, con particolari ritualità che possono sorgere solo in una città unica come Napoli. Sin dall’inizio i napoletani hanno iniziato a scegliere ed adottare materialmente un teschio cominciando uno stretto sodalizio connesso a momenti rituali, come ad esempio la lucidatura del cranio ed altre forme di interazione con il defunto. Alle offerte votive , ai doni e alle candele si affiancavano poi le preghiere, per donare il cosiddetto “refrisco”, ovvero il refrigerio tanto agognato dalle anime del purgatorio. 

Tunnel borbonico

Tunnel Borbonico

Il tunnel borbonico o galleria borbonica è un tunnel Che si estende Al di sotto della collina di pizzo Falcone, nei pressi dell’attuale Piazza del plebiscito Palazzo Reale.deve il suo nome al re di Napoli Ferdinando Secondo di Borbone, che nel 1853 Fece costruire progettare dall’architetto Enrico alvino un traforo sotterraneo lungo all’incirca 500 metri, che collegava direttamente il Palazzo Reale con Piazza Vittoria.Il fine ultimo della cavità sotterranea era quella di creare una rapida via di fuga verso il mare, per la famiglia reale in caso di pericolo o di una reale minaccia bellica. Il tunnel rimase aperto soltanto per tre giorni, dopodiché, per complicazioni logistiche legate alla morfologia del terreno, lo scavo rimase incompiuto, anche a seguito della morte del sovrano, avvenuta nel 1859. Fu così che per un lungo periodo di tempo il traforo venne abbandonato, fino ad essere ripristinato quasi un secolo dopo per altri scopi.

Durante la seconda guerra mondiale ebbero funzione di ricovero bellico per i cittadini, ospitando un numero di rifugiati che oscillava tra le 5.000 e le 10.000 persone. Fino al 1970, la galleria fu usata anche come Deposito Giudiziale, ospitando principalmente veicoli sottoposti a sequestri. Dopo diversi scavi ed esplorazioni, finalmente nel 2010 la galleria ha riaperto i suoi battenti. Ad oggi rappresenta una delle attrazioni turistiche più entusiasmanti della città.

È possibile visitare il tunnel scegliendo vari percorsi, di durata ed intensità diversa. Tra i tanti itinerari quelli più emozionante è sicuramente l’esperienza “adventure”, navigando a bordo di una zattera che permette di giungere fino all’originario scavo ottocentesco.

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